Il viaggio nella natura ci porta in cima alla Montagnola Molisana insieme a Michele, Guida Ambientale Escursionistica e membro dell’Associazione “Molise da Scoprire”.
Cosa significa per te questa escursione?
Cerco di descriverlo a parole anche se il sentiero va vissuto, calpestato in ogni stagione e con ogni condizione atmosferica. Ad eccezione di condizioni pericolose come il temporale, ovviamente.
La neve, ad esempio, regala un ambiente unico. Le numerose tracce di animali fanno comprendere immediatamente che il sentiero è molto frequentato, ma non solo da noi umani.
Poi c’è l’autunno, che trasforma le faggete in bellissimi quadri colorati con sfumature che variano dal rosso al giallo intenso.
E che dire della primavera? L’esplosione della nuova vita. Fiori, foglie, e il canto degli uccelli affaccendati a preparare il loro nido.
Al centro di tutto ci sono gli alberi. Faggi secolari, alti più di trenta metri, che hanno la forza di pompare linfa dalle radici fittissime fino alla punta dell’ultima foglia della loro fitta chioma.
Perché hai scelto questo sentiero?
Perché inizia la sua ascesa dal bellissimo borgo di Civitanova del Sannio, inoltre è incluso nella Rete Nazionale dei Sentieri Frassati d’Italia che comprende un percorso per ogni regione.
È stato inaugurato il primo giugno 2003 e nasce da un’idea di Enzo Meccia, civitanovese trasferitosi a Roma che ci ha lasciati poco tempo fa.
Come mai esiste una rete di cammini dedicati a Frassati?
Piergiorgio Frassati era giovane torinese molto credente, amante della vita e della montagna.
Ha dedicato la sua breve esistenza ai poveri ed agli emarginati, era Iscritto al C.A.I e ad altre associazioni che fanno vivere la montagna, luogo che ha amato vivendone intensamente la triplice valenza di palestra che allena, scuola che educa, tempio che eleva.
Muore a soli 25 anni per una meningite fulminante, probabilmente contratta aiutando i più deboli. Fu beatificato il 20 maggio 1990 da Giovanni Paolo II.
Partiamo?
Certo! il nostro cammino inizia dal centro del paese. Qui incrociamo un’antica croce stazionaria del 1441 prima di immetterci lungo il tratturo Castel di Sangro-Lucera, una delle tante vie verdi dell’Appennino vocato alla transumanza.
Ecco le pitture rupestri del Moricone del Peschio e poi un cippo tratturale. Da qui possiamo scattare una bella panoramica di tutta la fascia verde che connette Duronia a Pescolanciano.
Cominciano i boschi. Prima alberi di cerro, querce aceri e poi, quando si superano i mille metri di altitudine, troviamo faggi e conifere.
È una sorta di trincea naturale tra le rocce ricoperte da un morbidissimo e bellissimo muschio che esalta il nostro tatto. Si respira un intenso profumo mentre calpestiamo le foglie dell’autunno precedente, questo sarà il ricordo persistente di tutta l’escursione.
Continuiamo a salire fino ai 1277 metri sul livello del mare di Monte Carovello. Qui il sentiero regala un panorama mozzafiato che si estende dalla valle del fiume Trigno fino ai paesi abruzzesi, passando dai borghi dell’Alto e Medio Molise fino alla Maiella.
Ma il bello deve ancora arrivare, giusto?
Proprio così! Appena superato il Monte, si entra in una delle faggete più belle di tutta la regione.
Una commistione di piante, rocce modellate dal tempo e coperte di muschi e edera. La fantasia dei tanti camminatori passati di qui ha immaginato figure dai nomi molto particolari come “il Teschio” o “la Nave”. Ognuno trova in quel contesto ciò che la propria immaginazione crea!
A Colle le Case troviamo i resti di una fortificazione di epoca sannita del quarto secolo Avanti Cristo, superato lo stazzo delle Caselle il sentiero sale verso la vetta della Montagnola Molisana dove il panorama è assoluto protagonista.
Siamo arrivati alla cima! 9.5 chilometri e 780 metri di dislivello, il sentiero Frassati conclude la sua ascesa a 1421 metri sul livello del mare.
Tutto finito?
Neanche per sogno. Concediamoci una meritata sosta per una foto ricordo e poi spostiamoci verso un piccolo scrigno: la “cundra”.
Cosa vuol dire?
La culla, cundra in molisano, è una frattura della faglia.
Il terreno e le rocce si sono distanziate creando un canyon spettacolare. L’uomo ne ha poi ha approfittato per realizzare nella frattura le “neviere”, conche in cui si raccoglievano e conservavano le nevi invernali fino a primavera inoltrata. Come vi dicevo, il sentiero Frassati è un luogo da vivere in prima persona coinvolgendo tutti i sensi.
Quella raccontata da Michele è sicuramente una tappa da inserire tra gli itinerari nella nostra natura. Seguite l’Associazione “Molise da Scoprire”, potrete prendere parte ad una delle escursioni guidate del loro calendario. Se siete interessati a conoscere maggiori informazioni sul progetto, il CAI ha dedicato una pubblicazione a tutti i Sentieri Frassati d’Italia.
Buoni Passi in Molise!